«Chi va a prendere Stefano Benni a Cesenatico?»
«IO!»
Non mi avrebbero fermata neanche con le bombe, avevo l’occasione di passare due ore in macchina con uno dei miei miti (sì, ne avevo più di uno) e non me la sarei lasciata scappare.
Era il 31 luglio del 1996, il giorno dopo iniziava ad Alcatraz il Seminario sull’Immaginazione con il Lupo.

Non ricordo molto altro di quella settimana se non che Stefano era venuto con Niclas allora bambino che parlava a volte come un professore e leggeva assorto Topolino, e che l’ultima sera avevamo bivaccato alla Torre e un ragazzo che aveva una voce tenorile potente aveva cantato sotto le finestre della 33 dove dormiva Stefano “Nessun Dorma”. Si era vista la luce accendersi e poi spegnersi. Il giorno dopo ci disse: «Siete fortunati che non avete svegliato mio figlio.» E gli brillavano gli occhi come ho visto spesso negli anni successivi quando qualcosa lo aveva divertito ma non voleva ammetterlo.
Di seminari poi ne organizzammo almeno una decina, addirittura in trasferta, una volta a Longiano e un’altra all’Isola della Maddalena, in Sardegna.
Ogni anno era come un rito: lo andavo a trovare a Bologna verso febbraio e lì lui mi diceva che non sapeva se lo avrebbe tenuto quell’anno: «Non verrà nessuno…», io lo rassicuravo: «Intanto lo mettiamo in calendario, se a giugno non abbiamo iscritti lo annulliamo». Poi a giugno: «Ok, facciamolo» diceva «Ma non più di 30-35 iscritti, massimo 40» e anche allora lo rassicuravo «Certo… al massimo 45…» e poi se andava male in palestra si trovava con 70 iscritti.

«Cerca di capire, Stefano, non ho potuto dire di no…» e allora mi guardava storto ma gli brillavano gli occhi.
Stefano arrivava la prima settimana di agosto bello abbronzato dopo la sua vacanza nell’amata Sardegna e insieme a Umberto Petrin, fantastico pianista, e Fabio Vignaroli, fonico e addetto luci, dava vita a una settimana di emozioni, pensieri, spunti di riflessione, reading, e risate, un sacco di risate.
Per me era come se in quella settimana avessi organizzato le grandi pulizie del cervello, via le cose stupide, le trasmissioni televisive idiote, i discorsi banali: dentro Bachelard, Edgard Allan Poe, Carlo Emilio Gadda, Lewis Carrol, Collodi e moltissimi altri. Ma soprattutto dentro lui, il Lupo, semidisteso sui gradoni davanti al bar, i suoi capelli ribelli, i denti spettinati e la sua abbronzatura sarda.
Buon viaggio, Lupo e grazie, grazie davvero di tutto.